Come promesso intendo condividere con voi le mie impressioni sulla mostra cinofila di Sassari; chi mi conosce sa bene che la mia visione del mondo subisce poco le influenze della corrente che tira e che io dico la mia anche quando il resto del pianeta mi guarda come fossi un alieno (talvolta lo sono davvero).
Ero già stato a qualche mostra cinofila in passato, ma le ho sempre vissute un po’ come un bambino vive la visita ad uno zoo; da una parte restavo incantato di fronte alla bellezza di molti cani, dall’ altra coglievo lo sguardo vuoto di quegli animali e mi chiedevo se davvero loro provassero piacere in tante morbose attenzioni. Stavolta è stato diverso, stavolta ero accompagnato da 2 fieri cani Fonnesi e a esporli allo “zoo” ero proprio io. I 2 cani che mi hanno accompagnato sono il mio Astula e Fiorella del mio amico Nicola di Irgoli. Le reazioni dei miei 2 compagni di avventura sono state molto diverse, ma entrambe degne di ammirazione. Fiorella, visibilmente spaesata, si è accucciata in un angolo e ha ignorato tutto e tutti (compresi i ringhi minacciosi di altri cani) per tutta la giornata; lei è come la montagna su cui è cresciuta: grande, solida e conscia solamente della propria granitica essenza. La osservavo col suo pelo sporco e arruffato accanto a cani pettinati e cotonati, profumati come rose e sorridevo pensando alla terribile puzza di pecora che mi aveva accompagnato per tutto il lungo viaggio da Orosei a Sassari… lei era in netto contrasto con ogni cosa che la circondava, tanto che niente pareva catturare la sua attenzione; lì non c’era la sua montagna né il suo gregge da difendere, per cui nulla poteva scuoterla o interessarla.
Astula, al contrario, aveva con sé qualcosa di prezioso da difendere; io e Nadia eravamo con lui e questo lo poneva in una situazione molto impegnativa. Astula è un guerriero e a lui è indifferente quale sia il campo di battaglia o quanto siano grossi, forti o numerosi i nemici da affrontare. Il suo disagio era diverso da quello di Fiorella; non era il luogo l’ oggetto di tale disagio, né la gente o i cani; ciò che per tutta la giornata lo fecero sentire fuori posto furono gabbia e guinzaglio… non si può imprigionare un guerriero nel bel mezzo di un campo di battaglia in cui centinaia di nemici lo osservano e lo scherniscono… la cosa ferisce la sua anima… non so quante volte gli ho sussurrato parole di conforto per farlo rilassare e, con lo sguardo, gli ho chiesto perdono.
Fiorella si è comportata bene davanti ai giudici, del resto ero io a condurla in quel ring e lei sapeva bene che, oltre a me, niente in quel luogo la legava alla sua amata montagna… è lassù che io e lei ci siamo conosciuti.
Astula ha dovuto chiarire la sua posizione con i giudici, per cui uno sbuffo minaccioso ed un ringhio hanno aperto i brevi rapporti intercorsi tra loro; lui mi guardava negli occhi in attesa di istruzioni nella speranza che gli facessi quel rapido e quasi impercettibile cenno che lo autorizzasse ad attaccare… ma il cenno non è arrivato e lui ha lasciato che lo misurassero tra uno sbuffo e l’ altro.
Ho seguito poco la mostra di per sé; le mie attenzioni erano molto divise tra i miei cani e gli appassionati con cui chiacchieravo, ma ho cmq colto, attraverso gli sguardi, molte delle emozioni dei partecipanti, sia a 2 che a 4 zampe. Alcuni appassionati sono usciti delusi dal ring dopo che un paio di illustri signori gli hanno rivelato che il loro cane non è “un buon cane”! … la cosa mi è parsa strana; del resto chi, più del padrone, può conoscere il valore di un cane? … ma lì si parlava di “razza” e di “standard”, 2 parole con un significato enorme all’ interno della struttura che ci ospitava. Tutto era “razza” e “standard” intorno a noi… non so perché (o fingo di non saperlo) mi venne in mente il nazismo.
Molti aspetti della giornata li ho dovuti elaborare un po’ durante il viaggio di ritorno per poter forgiare una opinione obiettiva che mi appartenesse; ma è stato il rientro ad Orosei ad illuminarmi. Sono arrivato al mio terreno e ho immediatamente fatto scendere Astula dalla macchina; lui è corso via nell’ oscurità salutando casa con quel cupo borbottio simile ad un ringhio con cui lui è solito comunicare; l’ intero branco lo ha accolto con un lungo ululato che ha scosso la mia anima per quanto appariva diverso da ogni verso da me inteso nell’ arco di tutta la giornata; era un suono puro, libero e primordiale che suscitava sensazioni così nitide ed autentiche che era impossibile non lasciarsi trasportare in luoghi bui e dimenticati all’ interno della mia mente e del mio spirito. Astula ha fatto il giro del terreno per salutare tutti i membri del suo amato branco che lo acclamavano a gran voce, poi il suo ululato è echeggiato fino in fondo al canyon lì accanto, seguito da un lungo silenzio, pareva che la notte stessa mostrasse il giusto rispetto ad un grande sovrano che rientra al suo regno da un lungo viaggio. Quando ho cercato Astula 2 minuti dopo l’ ho trovato dentro il pollaio (la porta era aperta come sempre) che pareva contare le galline per accertarsi che tutte avessero fatto rientro come ogni sera. L’ ho chiamato e mi è venuto incontro festoso… l’ ho abbracciato e gli ho sussurrato ad un orecchio: “Mai prusu! … prumissu, mai prusu!” (Mai più! … te lo prometto, mai più!).
Alberto Paolo Chisu (18-02-2013)